A ogni terra il suo tartufo
Tra le meraviglie che la natura offre al palato umano, il tartufo ricopre da sempre un posto d’onore. Apprezzato già nell’antichità per il suo inconfondibile profumo, questo vero e proprio gioiello gastronomico non si limita a deliziare i commensali di tutto il mondo con il suo inconfondibile sapore, ma li stupisce a ogni assaggio portando in tavola il racconto della terra da cui proviene. A rendere così prezioso il tartufo è proprio il legame speciale che quest’ultimo intesse con il territorio di origine, di cui è, non a caso, il più grande interprete vegetale. Questo fungo ipogeo traduce infatti in sapore le caratteristiche specifiche del terreno in cui si sviluppa.
Il tartufo: un ingrediente raro
La specificità della sua provenienza, oltre a esserne garanzia di qualità, ne condiziona significativamente non solo il gusto, ma anche il profumo, il colore, la forma e la consistenza. Sulla base di tali caratteristiche, è possibile definire la tipologia, la rarità e la prelibatezza di ogni singolo tartufo. I fattori che rendono un terreno adatto allo sviluppo di queste pepite dall’aspetto tuberoso sono molteplici e non tutti noti: pressoché impossibili da coltivare, i tartufi più rari restano un segreto di madre natura. Di conseguenza, il loro valore sul mercato può raggiungere cifre stellari.
Una buona conoscenza della materia prima si rivela dunque fondamentale, non solo per non incorrere in truffe nell’acquisto, ma anche per valorizzare al meglio questo ingrediente unico.
Non sorprende che chi si trovi innanzi a una tale rarità in cucina si senta investito da un certo senso di responsabilità: rovinare una tale prelibatezza sarebbe infatti imperdonabile! Professionisti del settore e cuochi casalinghi oscillano quindi tra il desiderio di sperimentare nuove pietanze e la tentazione di rifugiarsi nei classici della tradizione. In entrambi i casi, valgono però tre regole fondamentali:
- prima dell’uso, il tartufo va lavato in acqua fredda e strofinato delicatamente con una spazzolina a setole morbide, allo scopo di eliminare residui di terra e impurità;
- un buon tartufo va lasciato al naturale, perché la cottura rischia di impoverirne il sapore: lo si può affettare o grattugiare su primi, secondi di carne o sulle uova;
- il tartufo deve essere il protagonista del piatto: occorre quindi abbinarlo a sapori delicati e non coprenti.
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